martedì 21 gennaio 2014

Il consiglio ha deliberato

Quale scusa, motivazione, evento, data, occasione migliore per inaugurare questo blog se non la mail appena giunta sulla mia PEC che, con gentilezza e quasi simpatia, come a strizzarmi un occhio, complice, mi dice: "Caro Collega, il Consiglio, nella sua ultima riunione, ha deliberato la tua iscrizione all’Albo dei Giornalisti, Elenco Pubblicisti"?

Una contrainte perfetta, quella dell'iter per l'iscrizione all'Albo. Un ostacolo che ti vincola ben due anni di vita professionale, articolandosi in una serie di restrizioni su quanto, come, dove, perché hai scritto, ti hanno pagato, l'hai certificato in qualche modo. Scartoffie, certificati, firme (cosa non si fa per una firma! E a dirlo è la sottoscritta, protagonista della firma fogli più rocambolesca della storia, con la direttrice sul treno fermo alla stazione, e le suppliche al capotreno di aspettare pochi, pochissimi secondi, perché era una questione di vita o di morte. E grazie, capotreno che hai capito e hai sorriso sotto i baffi vedendo il mio sudore freddo, grazie!). Un tunnel assurdo insomma, del quale spesso, parola di chi ci è passato, non si intravede la fine. Eppure poi la fine (che poi si tratta invece solo di un la iniziale) arriva. E arriva quando sei così stanco, scarico, rassegnato al cinismo che nemmeno te la aspetti più, tanto sembrava irraggiungibile.

Si vede che del potenziale, in questa storia che dall'ottobre 2011 mi è sembrata davvero infinita, c'era davvero. O forse l'ho tirato fuori io per stare a galla nonostante gli ostacoli. Dopotutto, due anni fanno gavetta, eccome se la fanno. Fanno che ogni porta che prendi in faccia è un punto al cinismo e uno alla maturità, ogni persona che incontri è una timidezza risolta e un contatto in più e perché no un augurio sincero a Natale. Scopri cose, mentre ti arrabatti a fare il giornalista iniziando da un quotidiano di provincia. Scopri anche di non saperle, le cose. E allora o ti ci metti e le impari, perché vuoi fare davvero quello nella vita, oppure prendi coscienza della tua posizione e ti incaselli in altro, in quello che realmente ti piacerebbe fare, scoprendo i ruoli di tutti, la rete di rapporti e contatti che costituisce un mondo. E lo fai anche apprezzando quelli che inizi a chiamare colleghi, valutandone il lavoro secondo una prospettiva consapevole, anche se sono diversi da te, dalla tua indole. Perché è giusto così.

Perché dopo due anni che provi a fare il giornalista ormai hai capito che ti piace, ti piace un sacco conoscere, scoprire cose che non sapevi, raccontare storie per farle conoscere ad altri, storie che sono vere, storie di vita reale. Perché tu giornalista, e questo lo scopri alla prima conferenza stampa di taglio politico che vai a seguire, hai un ruolo speciale e fondamentale nel quadro democratico di un Paese, sì, anche tu piccolo reporter di provincia che fai la spola tra il consiglio comunale e le partite di pallanuoto!.Tu sei uno scriba privilegiato, colui che ha accesso all'informazione e che la elabora per comunicarla agli altri, che indaga, scopre, ricostruisce, scava e mostra. Tu, giornalista, hai un potere e una responsabilità di un peso e di un valore enormi!

E questa, signori, è la contrainte che più mi affascina e della quale voglio accettare la sfida, armata di tesserino ufficiale per l'esterno e curiosità per la parte più interna, quella che si giustifica solo con me stessa.

Buon viaggio a me e a voi allora, e buona lettura su queste pagine di osservazione del reale, di storie, e di pensieri che, dalle storie, prendono forma.

Nessun commento:

Posta un commento